Le famiglie ricomposte

La consulenza in caso di nuove relazioni con partner già genitori

Quando si fa parte di una famiglia composta da figli nati da unioni precedenti, è importante mettere a fuoco alcune peculiarità che rendono il nuovo nucleo per certi aspetti differente dalle unioni con figli di entrambi i partner.
La ricchezza delle storie che confluiscono in una famiglia ricomposta merita un’attenzione particolare e specifica, poiché le relazioni tra i membri, ed i ruoli che i nuovi partner vengono ad assumere, possono favorire o, al contrario, rendere difficile la tenuta del legame di coppia e la serenità di tutto il nucleo.
In caso di difficoltà e conflitti che emergono tra genitori e figli, naturali ed acquisiti, l’INTERVENTO di COUNSELING aiuta ad ampliare la lettura delle dinamiche relazionali nel quadro del più ampio contesto di famiglia ricomposta. Durante gli incontri si favorisce il superamento di una visione che a volte rischia di essere riduttiva, quando costruita su significati di mera attribuzione reciproca di colpe, e si aprono nuove possibilità interpretative più ampie e riletture condivise positive e responsabili, che sollevano molti “pesi sul cuore”.

Può capitare (per portare qui solo un esempio tra i più frequenti) di essere coinvolti nella vita dei figli del nuovo partner a pochi mesi dalla fine della sua relazione precedente con l’altro genitore biologico. La nuova famiglia potrebbe così trovarsi a fare i conti con il senso di perdita che segue alla separazione, dove i tempi del divorzio fisico sono molto diversi da quelli del divorzio emotivo, ed in un caso simile è frequente che il genitore separato inizi una nuova relazione senza aver elaborato il lutto associato alla fine della precedente, con il rischio di mettere in atto i medesimi meccanismi che hanno portato alla crisi del rapporto con l’ex partner. Oppure, al contrario, ad instaurare un rapporto che è esattamente all’opposto di quello appena concluso. Nella svalutazione del matrimonio precedente, e sull’onda del nuovo innamoramento, la coppia ricostituita sogna di ricreare una nuova famiglia in grado di “riscattare” il fallimento precedente, senza però dare ai legami il giusto tempo per consolidarsi e maturare. A ciò può aggiungersi la mancata elaborazione della “perdita” del genitore biologico da parte dei figli, che potrebbero sentire il peso di una troppo repentina apparizione della nuova figura, leggendola intrusivamente come “sostitutiva”. In tal modo il genitore acquisito può essere facilmente vissuto come un usurpatore, al quale attribuire la colpa della separazione dei genitori, ed il genitore biologico, assente, percepito come vittima dell’usurpazione medesima. Di certo, in una situazione di questo tipo, la storia come genitore acquisito comincia tutta in salita, “ospite” in casa del nuovo partner ed “intruso” nella relazione tra il genitore biologico ed i figli.

Se il genitore acquisito fa un ingresso immediato nella vita del figlio venendo dunque a ‘scalzare’ il genitore biologico dello stesso sesso o se, addirittura, il suo avvento è – almeno agli occhi del figlio – la causa della rottura del legame di coppia, appare evidente come la relazione non possa che nascere sotto una cattiva stella. In altre parole, se (…) ai figli non viene concesso il tempo per elaborare il lutto della fine dell’unità famigliare e dell’uscita di casa di uno dei genitori, la relazione con il ‘terzo genitore’ risentirà, quasi inevitabilmente, di conflitti di lealtà e di lotte di potere. Appare qui evidente la delicatezza ed al tempo stesso l’estrema rilevanza del ruolo del genitore biologico che si trova a dover mediare tra la propria esigenza di rifarsi una vita, il diritto dei propri figli ad essere tristi per la fine della famiglia così come l’avevano conosciuta e il desiderio del proprio compagno di ‘fare bella impressione’ ed ‘andare d’accordo’ con i bambini
(M. VETERE – “La sfida delle famiglie ricomposte” 2017).

Nelle famiglie ricomposte, dove sono già presenti figli del precedente matrimonio, non si ha spesso la possibilità di solidificare il proprio legame di coppia e di accordarsi circa lo stile educativo da tenere quando dovessero nascerne altri. Può dunque essere utile un supporto genitoriale che aiuti a condividere nuovi sguardi, ed accompagni la riflessione soprattutto nel caso di figli adolescenti, quando cioè la spinta emancipativa tipica di questa fase di vita finisce con il cozzare con la richiesta di inclusione di un nuovo partner.  Non a caso “il periodo più critico per lo sviluppo della relazione genitore-figlio acquisito è quello dell’adolescenza”.

La consapevolezza di queste ed altre dimensioni, legate alla singolarità di ogni storia, aiuta a sciogliere i nodi che ingarbugliano le relazioni, e favorisce la rigenerazione dei legami.